Gli agnolotti rappresentano nell’immaginario comune uno dei piatti emblematici della tradizione piemontese. Nati tra le dolci colline delle Langhe e del Monferrato, non ci sono pervenuti dati certi sulle loro origini, ma secondo le teorie più accreditate si tratta di un piatto tipico della cucina povera, nato per recuperare gli avanzi dell’arrosto.
La storia degli agnolotti è antichissima: sappiamo per certo che nel passato venivano serviti su un tovagliolo e senza condimento, per preservarne la morbidezza e per esaltare il gusto del ripieno.
Oggi si consumano spesso in brodo, mentre nei secoli scorsi il brodo veniva servito a parte in una ciotola, accompagnato da un bicchiere di vino rosso.
Il ripieno è generalmente costituito da un mix di carni e di verdure accompagnato da sugo d’arrosto, e la pasta viene generalmente stesa fino a farla diventare molto sottile, in maniera da renderla elastica e resistente alla cottura. L’espressione agnolotti “del plin” deriva dal dialetto piemontese: “plin” significa pizzicotto, ed è un richiamo al gesto con cui si chiudeva l’agnolotto dopo aver posto il ripieno sul rettangolo di pasta.
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